Alcuni anni fa, un comune della mia provincia di residenza emise un provvedimento per vietare la sosta ai camper e ai mezzi dell’abitar viaggiando.
Toccato sul vivo, anche per questioni geografiche, assieme con un altro amico camperista, il saluzzese Valter Rosso, reagii duramente con iniziative e comunicati pubblici.
Ne nacque una querelle che vide, purtroppo, un’associazione, alla quale ero iscritto e della quale pure ero stato fondatore e presidente, assumere, incomprensibilmente, una posizione del tutto diversa.
Si sviluppò una polemica dai toni anche duri: chi ha voglia di sbizzarrirsi, utilizzando un motore di ricerca, può trovarne le tracce.
Tutto è bene quello che finisce bene: ora quella località ha aderito al novero degli amici del plein air e inaugurato anche un’area di sosta. Non ricordo questo fatto per amore di polemica (de minimis non curat… scrivevano i latini…), quanto per indicare l’importanza che rivestono gli amministratori comunali nelle scelte che operano e che sono destinate, nel bene e nel male, a caratterizzare il territorio ed anche la necessità di sostenere certe sensibilità e le potenzialità intrinseche di cui sono portatrici.
Il nostro Paese è composto di oltre ottomila comuni, la maggior parte dei quali ai margini che grossi flussi turistici, pressoché tutti portatori d’interesse turistico: enogastronomico o culturale, paesaggistico o storico. Occorre partire proprio da questi piccoli centri per immaginare la ripresa del settore in Italia.
Non sono Venezia, Roma o Firenze che invertono la tendenza: lì si sviluppano i grandi numeri, ma non si attiva un volano generale.
Questo volano invece è situato nei piccoli centri, quelli che, tutti insieme, sono in grado di aprire al turismo tante località, di fare sinergia con le produzioni locali artigianali, agricole e commerciali, assicurando ripresa economia e occupazionale.
Per questo saluto con piacere la scelta operata dal comune di Paesana, in provincia di Cuneo: il passato è ormai questione di competenza degli archivi e di chi vuole conoscere la storia e le radici delle cose, il futuro invece lo iniziamo a vivere grazie a scelte come queste che danno ragione a chi nel turismo di movimento ha sempre creduto, sottolineandone potenzialità e risorse.
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